Un uomo, una donna e un mondo che cambia.
Una storia d’amore come tante. Siamo a Datong, in Cina, all’alba del nuovo millennio. Le cose tra Bin e Qiaoqiao sembrano andare bene, la vita scorre leggera a ritmo di musica, ma Bin decide improvvisamente di partire: questione di affari. Manterrà la promessa di ritornare? Qiaoqiao si fida. Lo aspetta. Poi, prendendo atto che i giorni del dancefloor e delle canzoni sono finiti, si mette in viaggio per cercarlo…
Figura portante della Sesta Generazione del cinema cinese, coraggiosa fucina di autori indipendenti e ribelli, Jia Zhangke sceglie di misurarsi ancora una volta con il linguaggio dei sentimenti e ci regala un racconto sospeso tra documentario e finzione. Un racconto che attraversa quasi vent’anni di storia cinese, dal 2001 alla pandemia, seguendo le dinamiche amorose di una coppia e le dinamiche sociali di una nazione. Quasi vent’anni di vita privata riflessi dentro quasi vent’anni di vita pubblica: il ritratto romantico di Bin (Li Zhubin) e Qiaoqiao (Zhao Tao, moglie ed eterna musa del regista), anime gioiose e fragili, e il ritratto inedito di un paese in continua (profondissima) trasformazione.
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Note di regia
Il primo passo è stato digitalizzare tutto: alcuni dei primi filmati erano su videocassetta, altri su vari formati di pellicola. Ci è voluto un po’ di tempo. Quando poi mi sono seduto per la prima volta alla postazione di montaggio, mi sono sentito sopraffatto: c’erano così tante riprese da esaminare! Non ho mai calcolato quante fossero esattamente, ma la quantità era spropositata… Poi, passo dopo passo, ho iniziato a lavorare all’ordine delle sequenze: a volte in modo cronologico, a volte, per esempio, mescolando immagini del 2005 a quelle del 2001. Il montaggio, alla fine, ha richiesto più di due anni.
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Bio del regista
Jia Zhangke.
Dopo gli studi all’Accademia Cinematografica di Pechino, Jia Zhangke ha girato alcuni documentari e, nel 1997, il primo (folgorante) lungometraggio Pickpocket, presentato con successo al festival di Berlino (1998) ma censurato in patria. Tema centrale delle sue opere è la Cina con i suoi continui mutamenti e il duro impatto con la modernità. Profondamente influenzato dal cinema europeo, ha diretto tra gli altri Platform (2000), Unknown Pleasures (2002), Still Life (2006), Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, 24 City (2008), Il tocco del peccato (2013), premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes e, restando a Cannes, altri tre titoli in concorso: Al di là delle montagne (2015), I figli del fiume giallo (2018) e Generazione romantica (2024). Jia Zhangke, classe 1970, ha portato un respiro inedito nel cinema cinese e internazionale elaborando costantemente il rapporto tra presente e memoria, documentario e finzione.

Biografia
Dopo gli studi all’Accademia Cinematografica di Pechino, Jia Zhangke e ha girato alcuni documentari e, nel 1997, il primo (folgorante) lungometraggio Pickpocket, presentato con successo al festival di Berlino (1998) ma censurato in patria. Tema centrale delle sue opere è la Cina con i suoi continui mutamenti e il duro impatto con la modernità.